Nel 2009, il WWF-Belluno aveva posto, tramite un convegno, la domanda: «Differenziata o inceneritori?», a quasi un anno di distanza pone un quesito di pari attualità ed importanza: «Nucleare o energie rinnovabili?». Questo il tema analizzato martedì scorso in Auditorium da un’autorità del settore, Gianni Tamino, docente di biologia e diritto ambientale all’Università di Padova, già membro della Camera dei Deputati e del Parlamento Europeo dove si è occupato di ambiente, OGM e biotecnologie. Dunque una domanda importante che “incombe” in modo pesante sulla testa degli italiani, visto che il Governo ha deciso di costruire delle centrali nucleari, nonostante l’80 % dei votanti si sia dichiarato contrario, nel referendum del 1987. Ma al di là di questo, con molta chiarezza e “senza peli sulla lingua”, il professor Tamino ha sfatato numerosi pregiudizi spiegando con tabelle e documenti i diversi modi di produrre energia. «Non basta cercare la soluzione migliore, quella che non reca danni alla salute e all’ambiente – ha affermato nella premessa – è necessario innanzitutto migliorarne il consumo, come? tramite l’eliminazione dello spreco e l’aumento dell’efficienza energetica.»
Oggi nel mondo, il 90% dell’energia è energia fossile, ma per produrla se ne spreca molta, inoltre le sue fonti, si sa, sono destinate ad estinguersi. Altro problema è l’emissione di CO2: la Comunità Europea ha stabilito che entro il 2020 questa si deve ridurre del 20%, mentre ci dev’essere un aumento del 20% di fonti rinnovabili che in Italia rappresentano attualmente il 10%. Ma non basta, gli scienziati affermano che le percentuali devono scendere (la prima) e salire (la seconda) del 50%, «…altrimenti fra quarant’anni i cambiamenti climatici saranno drammatici.»
I numeri che il docente ha citato la dicono lunga sulla situazione “energia”, a cominciare dall’uranio disponibile da qui al suo esaurimento: una quantità tale da coprire il fabbisogno delle centrali nucleari attualmente esistenti, e quindi senza aggiungerne altre, per un tempo che comprende i prossimi quarant’anni. Al contrario l’energia, praticamente inesauribile, che il sole fornisce in un anno è mille volte superiore a quella delle complessive riserve di petrolio e se riuscissimo ad utilizzarla per un millesimo, avremmo in un anno due volte tutta l’energia che da qui al suo esaurimento può provenire dall’uranio.
Oltre i pericoli, i costi, i tempi per l’estrazione dell’uranio, la grande quantità d’acqua necessaria, rimane la grossa questione delle scorie, e Tamino ha sottolineato come la maggior parte dei paesi stiano lasciando andare ad esaurimento le loro centrali nucleari o le stiano smantellando.
Fra i numerosi interventi seguiti alla conferenza, un giovane del pubblico ha messo l’accento sulla comunicazione che in questi anni manca oppure viene data in modo ambiguo, ed ha portato l’esempio del governatore del Veneto che, in campagna elettorale, affermava la sua contrarietà al nucleare, mentre oggi si indica come possibile sito per la costruzione di una centrale, un territorio in provincia di Rovigo, presso il delta del Po, zona di comprovato valore ambientale. «Peccato- ha concluso il relatore – che quando era ministro, non abbia votato contro.»